Ovvero l’intelligenza e l’anima.
Intelligenza artificiale.
Salvatore Cavallo – StudiareMatematica.it– Frontiere
Dedicato a C.
L’intelligenza artificiale avrà un’anima? La domanda è mal posta. O meglio non dovrebbe essere neanche formulata. Mal posta perché noi abbiamo solo il progetto di costruire macchine intelligenti. Noi non abbiamo il progetto di ricostruire un “umano artificiale” o, peggio ancora, Human 2.0. Il nostro intento è costruire macchine capaci di svolgere attività che appaiano simili alle attività degli esseri intelligenti. In futuro prossimo, magari, macchine che svolgano attività davvero intelligenti. La distinzione è sottile ma profonda. È la differenza tra ciò che appare intelligente ma intelligente non è da ciò che intelligente lo è.
Se, poi, mi costringete a rispondere allora vi dirò di no. L’intelligenza artificiale, un robot, una macchina non avrà “anima”. Ma per ragioni che non sono legate alla loro intelligenza.
Per l’anima ci vuole intelligenza! Anche per l’intelligenza artificiale ci vuole intelligenza!. E voi non immaginate quanto sarà potente l’intelligenza artificiale del futuro. Diventerà intelligentissima. Lo diverrà per effetto di due straordinarie rivoluzioni: la computazione quantistica e gli algoritmi genetici o biologici. La prima tecnologica e la seconda matematica. La prima sarà basata sui “computer quantistici” capaci di sfruttare il fenomeno quantistico delll’entalgament per effettuare calcoli complessi. Un fenomeno capace di garantire il calcolo matematico istantaneo. Miliardi di miliardi di operazioni svolte istantaneamente. Istantaneamente, non perché tanto veloci da poter essere misurato il loro tempo di esecuzione. Istantanei perché contemporanei. Calcoli mediante i quali sarà possibile cambiare contemporaneamente il risultato di miliardi di miliardi di operazioni. La chimera di ogni matematico.
Ci vuole intelligenza!
La seconda ci sarà data dalla natura con i suoi straordinari algoritmi genetici. Con essi noi attribuiremo all’intelligenza artificiale alcune capacità basate sul meccanismo della selezione naturale. Ovvero la capacità di adeguarsi spontaneamente ai mutamenti esterni e la capacità di evolvere. L’abilità di apprendere i mutamenti ed incamerarli nell’intelligenza. L’intelligenza artificiale del futuro sarà intelligentissima, adattativa ed evolutiva. Tanto intelligente da divenire generativa capace cioè di generare spontaneamente e autonomamente nuova conoscenza.
E che intelligenza!
Ma l’intelligenza non è solo calcolo. È un un misterioso intreccio fatto da attitudini di elevata astrazione che devono prima essere “compresi” ancor prima di essere “implementati”.
Ma tranquilli, la sfida è lanciata. La prima riguarda la capacità che avrà l’intelligenza artificiale di “sentire” il “modo esterno”. Ovvero sentire che cosa e chi è intorno a essa. La sfida è lanciata e si chiama “sensazione”. Lo scopo è di comprendere e far comprendere ai robot la sensazione. Prima però dovremmo, noi, capire che cosa è la sensazione. Non si tratta di misurarla o di codificarla mediante il suo carico di dati e di informazioni ma di coglierne tutta la potenza evocativa, cognitiva e affettiva che in essa risiede.
In un viaggio di qualche anno fa ho partecipato a un workshop tra europei, russi e cinesi sul tema dell’intelligenza artificiale per i disabili sul tema dell’amicizia .“ Fisici, filosofi, matematici, sociologi e informatici ci siamo interrogati per due giorni sul concetto di “amicizia“ e come trasferirlo all’intelligenza artificiale e ai robot. Che cos’è l’amicizia? Perché l’amicizia? Dove risiede l’amicizia? Ci può essere amicizia tra robot? E tra uomo e robot ci può essere amicizia?
Noi non conosciamo tuttora la risposta a tutte queste domande ma le riflessioni che sono state fatte sono profonde. E ci hanno consentito di definire il legame dell’amicizia. Ovvero come l’intelligenza artificiale potrà comprendere, generare e mantenere un “legame affettivo”. Come vedete la sfida dell’intelligenza verso l’astrazione è lanciata. Potrei continuare a raccontarvi altre frontiere di questa sfida.
Allora perché escludere l’anima?
Ma allora perché escludere la questione dell’anima nel futuro dell’intelligenza artificiale? Poiché io credo che la sfida non sarà sulle cose che le macchine sapranno calcolare. Sarà proprio l’opposto. Sarà sulle cose che non sappiamo e che non riusciamo a sapere e calcolare. Quando una macchina, una intelligenza artificiale, esegue un calcolo che non ha riposta è solo una macchina che tratta inconsapevolmente numeri. E lo farebbe per un tempo infinito.
Quando un uomo ammira un qualcosa che non può comprendere e non riesce a trovare risposta allora, in un instante, in un solo istante, contempla il mistero. Non riesce a trovare risposta e non riesce a pronunciare parole perché non ci sono risposte da trovare e non ci sono parole da pronunciare. Egli è un uomo che ammira il mistero. È un uomo mosso dalla sua anima verso il mistero dell’universo, della morte, del dolore, dell’amore. Misteri. Misteri attorno a sé, misteri dentro di sé.